VIRTU' SOCIALE
Vorrei bruciare, vorrei bruciare, bruciare assieme ai mille volti piegati nel foglio del vivere amaro, vorrei bruciare.
Non sono le poesie a muovere l'anima, un paese troppo ignorante per commuoversi davanti a delle parole ben selezionate ed incastrare per esprimere, esprimere cosa poi? Mite dissenso.
Un paese abbandonato alla democrazia degli ignoranti, gli unici veri padroni, votati al conformismo più che alla elevazione, l'ultimo vestito di marca che fa tendenza, negazione del prorpio io, quella è la loro bandiera, un vessillo acquistato e non acquisito, una targhetta dorata per confondersi nella macchie arrugginite di una struttura decadente che si alimenta del proprio squallido contesto sociale, confondendosi e non elevandosi.
Virtù sociale non è il pensiero, è il modo di esistere, capire di essere pari al prossimo per la stessa natura pulsante e vibrante che ci lega a tutte le cose esistenti, condividere non il proprio pane o i propri averi, condividere la cosa più preziosa, il bene.
Per troppi lunghi anni ci siamo fatti corrompere, per troppi lunghi anni abbiamo idolatrato la stoltezza, l'inadempienza, l'ignavia, per troppo tempo ancora percorreremo la stessa strada di coloro che si sono con arroganza imposti nelle nostre menti, per troppo tempo ne pagheranno le conseguenze e per molto ancora, senza neanche capirlo, poichè ignoranti per se e per tutto cercheranno di sfuggire alla spada della libertà.
Lo stolto non possiede Virtù Sociale, lo stolto non ha il concetto di Giustizia, lo stolto è un morto che cammina tra i morti, incurante del proprio e dell'altrui destino e vittima incosapevole della sua stessa coltivata ignoranza.
Senza Cultura non ci sono Valori, senza Valori non c'è Giustizia, senza Giustizia non c'è Libertà, senza Libertà non c'è Democrazia.
AI
Ciao Neva...
Ciao Neva come stai ?
Era un pò di tempo che non ci vedevamo e, purtroppo, non ci vedremo più...
l'altra notte te ne sei andata in silenzio, quasi per non disturbare, discreta come sempre la tua presenza, ma, comunque, risolutamente animata costantemente da quei sentimenti di giustizia e libertà sociali che hanno fortemente caratterizzato il tuo personale impegno nel cammino del corso della tua vita.
Oltre alla politica eri una donna impegnata su vari fronti, amante del bello e della cultura, non ultima da ricordare la tua amicizia con Marc Chagall e la frequentazione di personaggi come Ennio Flaiano, Giovanni Bollea e Adriano Olivetti...
...ma alla fine di una vita ben condotta ti ricorderemo semplicemente e durevolmente solo per la tua grande forza d'animo e la voglia di fare che ti hanno sostenuto fino all'ultimo... Ciao Neva !
[ Walter Spinetti ]
Ø Neva Baiada, negli ultimi 20 anni, è stata uno dei componenti del Consiglio Direttivo del Circolo "Giustizia e Libertà" di Roma
16 ottobre 1943 - rastrellamento del ghetto di Roma
Dal Ghetto di Roma, 1.259 ebrei vengono catturati e deportati verso il campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia. Erano 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini e bambine quasi tutti appartenenti alla comunità ebraica.
Il rastrellamento fu effettuato dalle truppe tedesche della Gestapo tra le ore 5.30 e le ore 14.00 di sabato 16 ottobre 1943, principalmente in via del Portico d'Ottavia e nelle strade adiacenti ma anche in altre differenti zone della città. Dopo il rilascio di un certo numero di componenti di famiglie di sangue misto o stranieri, 1023 deportati furono avviati ad Auschwitz. Soltanto 16 di loro sopravvissero allo sterminio (15 uomini e una donna, Settimia Spizzichino morta nel 2000).
All’indomani dell’occupazione tedesca di Roma (10 settembre 1943), Herbert Kappler, tenente colonnello delle SS, comandante dell'SD e della Gestapo a Roma, ricevette un messaggio da Heinrich Himmler, ministro dell’interno, comandante delle forze di sicurezza della Germania nazista e teorico della soluzione finale della questione ebraica: «I recenti avvenimenti italiani – recitava il messaggio - impongono una immediata soluzione del problema ebraico nei territori recentemente occupati dalle forze armate del Reich».
[ Enrico Gregori - articolo tratto da "IL MESSAGGERO" di Roma]
TFR... ai confini della realtà sociale
In merito al TFR, dalle ultime notizie che corrono in rete e sui principali mezzi d’informazione, pare che il Governo voglia versarlo in busta paga con l’obbiettivo di rilanciare i consumi e far ripartire, attraverso questo espediente, l’economia del Paese.
Il Governo, nella persona di Renzi, continua a fare annunci di risoluzione della crisi e risanamento delle economie domestiche degli Italiani (mi riferisco anche ai famosi 80 euro) senza prima aver valutato la situazione dei contratti di lavoro e le norme che regolano i medesimi e "dimentica" che il TFR non è un aumento di stipendio nella busta paga, ma è già una somma spettante di diritto al lavoratore.
Verrebbe negata al lavoratore, in questo modo, la possibilità di poter liberamente scegliere e c’è da fare, non ultima, anche la considerazione che pochi, probabilmente, penserebbero a risparmiare quella somma del TFR versata, poco per volta, direttamente in busta paga… ritrovandosi, poi, un domani, a fine rapporto di lavoro, con un pugno di mosche in mano.
Tutto ciò mi ricorda una serie televisiva di fantascienza anni ’60 intitolata ai “Confini della Realtà”.
Il "TFR venuto da un altro mondo" è forse il titolo del 1° episodio dell’inizio di una nuova serie della fortunata trasmissione ?!
[ Walter Spinetti ]
La storia insegna - 1° ottobre 1943 - la pelle di Napoli
Il 1° ottobre del 1943 entrarono a Napoli le truppe anglo-americane.
La città era già stata evacuata dai tedeschi, cacciati dalla popolazione, che aveva alzato la testa e mostrato il suo orgoglio con le famose “quattro giornate di Napoli”.
Una storia memorabile della lotta italiana nella Resistenza.
Curzio Malaparte, testimone della liberazione, entrato nella città in uniforme da ufficiale inglese, nel suo romanzo “La pelle” descrisse lo stato d’animo di quei giorni.
Ecco il brano più significativo:
“Nonostante l’universale e sincero entusiasmo, non v’era un solo napoletano, in tutta Napoli, che si sentisse un vinto. Non saprei dire come quello strano sentimento fosse nato nell’animo del popolo. Era fuori dubbio che l’Italia, e perciò anche Napoli, aveva perduto la guerra. Ma non basta perdere la guerra per sentirsi un popolo vinto. Nella loro antica saggezza, nutrita di una dolorosa esperienza più volte secolare, e nella loro sincera modestia, i miei poveri napoletani non si arrogavano il diritto di sentirsi un popolo vinto. Era questa, senza dubbio, una grave mancanza di tatto. Ma potevano gli alleati pretendere di liberare i popoli e di obbligarli al tempo stesso a sentirsi vinti ? O liberi o vinti. Sarebbe ingiusto far colpa al popolo napoletano se non si sentiva né libero né vinto”.
La scelta dei napoletani fu quella giusta: non rinunciare all’orgoglio !
Tratto da “il garantista” del 01/10/2014
[ adattamento di Salvatore Rondello ]
Tempo di Crisi... Tempo di Cambiamenti
Quante volte negli ultimi anni la parola crisi è stata ripetuta più volte al giorno soprattutto dai mezzi di comunicazione di massa ? Ci è stata sempre presentata come un evento drammatico, difficile che sembrava essere più forte di tutto e che quindi andava accettata, magari coltivando la speranza che un giorno sarebbe andata via così come era venuta. In un periodo di confusione culturale e politica, ristrettezze economiche e precarietà, la parola crisi è stata spesso considerata e usata come causa di tante negatività diffondendo volutamente tra i cittadini un sentimento di paura, confusione e rassegnazione.
Per mia opinione, invece, la crisi è un momento di rottura degli equilibri presenti e in questo tempo di crisi di identità del cittadino può essere un momento di transizione e costituire l’elemento fondante per una spinta a cambiare realmente lo stato delle cose:
“…senza crisi non c’è sfida, senza sfide la vita è routine, una lenta agonia… è nella crisi che emerge il meglio di ognuno di noi… l’unica crisi è la tragedia di non voler lottare per superarla…” (Albert Einstein)
La crisi, di conseguenza, non è quel fenomeno oscuro che ci vogliono far credere costellato di “Spread”, “Pil” o “BCE” è invece, in questo caso, un fenomeno naturalmente indotto da chi ha interesse a indurlo manipolando l’informazione generata dai mass media con la manifestazione della sola parte negativa per costringere, poi, i cittadini ad ulteriori sacrifici economici giustificati da un ipotetico futuro benessere per tutti.
Allora, interpretando ciò che realmente significhi la parola crisi , è venuto il tempo “del cambiare” e non “del fare” come afferma qualcuno… la parola crisi deriva dal greco “κρίσις” e significa decisione… è necessario, alla fine, decidere di cambiare veramente e trasformare così l’attuale difficile situazione socio-politica in una opportunità di crescita, giustizia sociale e pari opportunità per tutti e non solo per una classe di pochi eletti che dovrebbero fare tutt’altro e non ciò che stanno facendo, al momento, della nostra Nazione.
[ Walter Spinetti ]