MAL DI STOMACO
Mangiare, ingozzarsi, appagare anche l'ultimo flebile sussulto dello stomaco, che poi è mente mica stomaco, mangiare tutto, prendere a morsi, rincorrere le cose, consumarle, si consumarle, perchè oggi è oggi domani chissà.
Costretti a vivere alla giornata, privi di prospettiva, schiavi inconsapevoli di una vita che non ci appartiene, corrotti dal marchio, corrotti dalle apparenze, mastichiamo per poi sputare, compriamo per poi riporre ed abbandonare, calpestiamo, calpestiamo la strada disegnata su di un foglio di numeri, linee imprecise di pennarello nero dall'odore acre, acido.
Con le mani grattiamo l'esistenza, rassegnati alla giornata, al fare per formalità, al vivere per conseguenza dell'essere nati, si schiavi, schiavi inconsapevoli di un mondo che è di pochi, camminano spavaldi vestiti della propria inettitudine, abbattono il prossimo con quella dissacrante ignoranza che annega l'animo, eruditi e completi come macchine esposte in un autosalone, spietati figli di spietati genitori, clan votati all'accumulo di carta con cui costruiscono muri verticali che circoscrivono il loro dominio sociale.
Si schiavi, schiavi inconsapevoli sempre di più, ci si muove per raggiungerli, per ottenere quello che loro ottengono, per potere quanto loro, per vivere dolcemente, cullati dal cinismo e dalla inconsapevole natura della propria materiale formazione.
Non vincono battaglie i pochi, non sanno cosa sono, il loro muro non è invisibile, la carta se tanta neanche le ombre fa percepire, oltre il muro la spensieratezza negata, fresca generazione pronta all'ennesimo macello sociale, vittima sacrificale di torbidi macabri rituali, sacerdoti atti a serrare porte.
E noi ardiamo, noi che tutto vediamo scorrere per le loro colpe con disarmonica lentezza, ardiamo del fuoco che è rabbia, pura rabbia, priva di vizi ed alimentata di quelle virtù e da quei sogni di libertà che caricano un guerriero prima dell'imminente battaglia.
AI