Un Uomo Onesto
“…Non accetterò mai di diventare il complice di coloro che stanno affossando la democrazia e la giustizia in una valanga di corruzione. Non c’è ragione al mondo che giustifichi la copertura di un disonesto, anche se deputato. Lo scandalo più intollerabile sarebbe quello di soffocare lo scandalo. L’opinione pubblica non lo tollererebbe. Io, neppure. Ho già detto alla mia Carla: tieni pronte le valigie, potrei piantare tutto…
Io spero che i documenti dei famosi ‘pretori d’assalto’ siano vagliati con rigore. Spero che tutto sarà discusso in aula, e nessuna copertura sarà frettolosamente inventata dai padrini dell’assegno sottobanco… Mi fanno pena i magistrati e i politici che cercano di tagliare le gambe ai pretori dell’inchiesta sullo scandalo del petrolio. Dicono che sono troppo giovani: ma da quando la giovinezza è un reato? Se mai è un sintomo esaltante e meraviglioso: significa che il Paese ha una riserva di coraggio e di onestà nelle nuove generazioni. E poi, mi creda: questi giovani (beati loro!) sono stati esemplari, rapidissimi. In tredici giorni hanno vagliato quintali di documenti. Hanno perduto ciascuno tre o quattro chili, mi dicono.
Ma è quel sudore, quella fatica, che possono ora lavare le macchie dei piccoli e grandi corruttori. Nel mio partito mi accusano di non avere souplesse. Dicono che un partito moderno si deve ‘adeguare’. Ma adeguare a che cosa, santa Madonna? Se adeguarsi vuol dire rubare, io non mi adeguo. Meglio allora il partito non adeguato e poco moderno. Meglio il nostro vecchio partito clandestino, senza sedi al neon, senza segretarie dalle gambe lunghe e dalle unghie ultralaccate… Dobbiamo tagliarci il bubbone da soli e subito. Non basta il borotalco a guarire una piaga. Ci sono i ladri, gli imbroglioni? Bene, facciamo i nomi e affidiamoli al magistrato.”
[ tratto da una intervista di Nantas Salvalaggio a Sandro Pertini (1974) - pubblicato da Admnistrator ]
Gli "Indifferenti"
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia.
Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente.
Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini.
Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
[ Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917 – pubblicato da administrator ]
I costi della Politica
“Secondo uno studio redatto dalla Corte dei Conti in Italia ci sarebbe un esercito di “politici di professione”: sono oltre 140.000 le persone elette nelle istituzioni locali, nazionali ed europee.
Quanto ci costano? ... quasi 2 miliardi di euro. Ma il dato più clamoroso è che rispetto all’anno precedente – nonostante le promesse di tagli e riduzioni – il numero dei politici italiani è addirittura aumentato.”
Se nel 2013 la Corte dei Conti certificava in 143.936 il numero dei “politici di professione” – suddivisi tra parlamentari italiano ed europei, politici regionali, provinciali e comunali – desta particolare sconcerto il dato del 2014 che, in controtendenza con quanto dichiarato, è in aumento rispetto al precedente.
Secondo il Giudizio sul Rendiconto Generale dello Stato, presentato dalla Corte dei Conti nel 2014, sono infatti 144.591, circa 655 in più: come avere, da un anno all’altro, un doppio Parlamento. Altro che taglio dei senatori e delle province, altro che “spending review” e lotta alla Casta, la realtà è inquietante, perchè in un periodo di crisi come quella che stiamo vivendo è inaudito veder crescere il numero dei politici italiani, a maggior ragione se il Paese continua ad andare alla deriva.
Per il funzionamento degli organi dello Stato centrale la somma impiegata è prossima ai 3 miliardi di euro, tanti quanti vengono spesi per il funzionamento degli Organi delle autonomie locali.
6 miliardi di euro in totale !
La conclusione della Corte dei Conti, nella persona dell’estensore del paragrafo sui “costi della politica”, il Vice Procuratore generale Amedeo Federici, è illuminante: “I dati rappresentati testimoniano come i cosiddetti “costi della politica” rappresentino una voce di spesa di ragguardevoli dimensioni, significativamente maggiore rispetto a quella sostenuta nei paesi demograficamente confrontabili con l’Italia, quali Germania, la Francia, la Gran Bretagna, la Spagna. Ne consegue l’esigenza, non ulteriormente procrastinabile, di un’adozione di misure contenutive coerenti.
[ tratto da varie fonti – pubblicato da administrator ]
Autonomia e Libertà sociali
Nel buio degli ultimi avvenimenti politico sociali, di cui sono costellate tutte le fonti d’informazione ufficiali, certamente vengono a decadere, o comunque messi in forte dubbio, quei valori su cui si fonda, o dovrebbe fondarsi, il nostro Paese: se è vero che “democrazia” significhi governo del popolo ciò vuol dire che tutti i cittadini, nessuno escluso, sono coinvolti, se non direttamente, almeno moralmente in ciò che sta accadendo in queste ultime settimane… vedi, per esempio, le varie controversie di Governo e non ultima “Mafia Capitale”.
I cittadini che hanno delegato il loro “potere democratico” dovrebbero nella migliore delle ipotesi cercare di cambiare questo stato di cose, invece, al contrario prevale sempre più spesso il disinteresse, l’abitudine e più pericolosa la giustizia “fai da te”: da tutto questo si profila il pericolo della risorgenza di un potere autoritario prevaricatore e soppressore della giustizia sociale che con la giustificazione della difesa nell’interesse del Paese ne sopprime o ne limita pesantemente le libertà.
Nell’apparente sforzo di promulgare Leggi che salvaguardino il cittadino almeno in ambienti come la Sanità, la Previdenza, l’Istruzione, il Lavoro si producono sempre più tasse e gabelle che impoveriscono, invece di aiutare, il "potere d’acquisto" delle Famiglie.
Quindi, a questo punto, pare estremamente necessaria una moralizzazione della politica o quanto meno del tessuto sociale che ha contribuito alla sua formazione attuale e tutto questo nell’ottica che il singolo individuo, politico o comune cittadino che sia, lo faccia nel più completo altruismo e con la massima comprensione alle altrui esigenze badando a privilegiare, prima dei diritti, i doveri nel più ampio esercizio delle proprie facoltà :
“…Voler questo o quello, agire in questo o in quel modo, comportarmi moralmente o immoralmente, questo è lasciato alla mia facoltà: appartiene al regno del possibile, cioè alla sfera dei miei programmi d'azione. Seguire un certo ideale è per me un'esigenza, non una fatalità: sarà, se così si vuol dire, la soverchiante necessità interiore del mio atto, ma è comunque una necessità determinata, di cui è concepibile la mutazione, e che quindi è affatto diversa da quella per cui io non posso mai non essere io e non essere volontà. Non è, insomma, un destino: è un dovere.” [Guido Calogero]
E ancora:
“La libertà che si deve amare è la libertà altrui; e questa, a sua volta, solo in quanto rispettosa e promotrice di ulteriori libertà altrui”. [Guido Calogero]
L’agire moralmente, quindi, non perché ci sia qualcuno che lo ordini, ma per il fatto che lo si ritenga giusto nella più completa autonomia… non vuote parole, ma solo concreti esempi di vita che vadano ben al di là di ciò che si vede al giorno d’oggi.
BUON NATALE ! [ Walter Spinetti ]
Discorso sull'ipocrisia... politica
"L'ipocrisia è un vizio di moda. Chi si vergogna più di essere ipocrita?
E' un vizio di moda e quando un vizio diventa moda, non è più un vizio, ma una virtù.
La professione dell'ipocrita ha su tutte le altre un vantaggio inestimabile.
E' un'arte in cui la falsità viene comunque rispettata. Anche se l'impostura è palese, non si osa mai dire nulla contro l'ipocrisia. Tutti gli altri vizi dell'uomo sono censurabili, esposti al giudizio, chiunque può attaccarli, alzando liberamente la voce.
Mentre l'ipocrisia è un vizio privilegiato, cui basta un cenno per tappare la bocca di tutti, e gode di una beata, assoluta impunibilità, ed è così che, in questo paese, a furia di malafede, si creano gruppi ristretti di associati alla stessa mafia.
Ne tocchi uno e ti vengono addosso tutti gli altri.
E quelli che fra loro sono sinceri, quelli che ciascuno riconosce per persone di buona fede, sono sempre le vittime degli altri, gente che inciampa candidamente nella trappola dei simulatori e scimmiotta chi imita la loro onestà.
Sai quanti sono quelli che con questo stratagemma si sono rifatti la faccia dopo i loro trascorsi giovanili ?!
Chiunque può conoscere i loro trucchi, sapere i loro stratagemmi, leggere dei loro scandali, conoscere le loro trame. Smettono forse per questo di godere di credito presso chiunque? No.
Un inchino, un sorriso, un baciamano e riacquistano davanti al mondo intero tutti gli strappi che possono aver fatto. E allora è sotto questo tetto che andrò a redimermi.
E non avrò cura di nascondere le mie abitudini, le esibirò apertamente.
E se poi verrò smascherato, assisterò senza muovere un dito alla difesa dei miei interessi da parte di quelli del mio gruppo.
Diventerò censore degli altri. Non farò che parlare bene di me e male di loro."
(tratto dal "Don Juan" di Molière)
[ Administrator ]
100° Anniversario della TREGUA di NATALE 1914 sul Fronte franco - tedesco durante la Grande Guerra
Mercoledi 10 dicembre 2014 ore 17:30
nei locali del Circolo “Giustizia e Libertà”, sito in Via Andrea Doria 79, scala B – (Metro A Cipro) Roma,
sarà tenuta la Conferenza su “LA TREGUA DI NATALE DEL 1914”.
Presiede Guido Albertelli Presidente Circolo “Giustizia e Libertà ”
Relatore Giorgio Giannini Consigliere del Circolo “Giustizia e Libertà
Alla fine della Conferenza verrà proiettato il film “Joyeux Noel” di Christian Carion.
Trama del film -
" Ispirato a fatti veramente accaduti nelle trincee fra Belgio e il Nord della Francia durante la prima guerra mondiale, lo scopo di questo film è il dimostrare l'assurdità della guerra. Alla vigilia di Natale del 1914 soldati francesi, scozzesi e tedeschi interrompono le ostilità per qualche ora e brindano tutti insieme. Numerose formazioni del fronte occidentale, anche se non sono autorizzate, dichiarano una tregua e i soldati si incontrano pacificamente nella terra di nessuno: anche se un soldato indossa una divisa tedesca, francese o scozzese resta sempre un uomo con una famiglia, dei sentimenti, delle speranze; è questa la morale del film, che racconta la storia di due cantanti lirici che si recano sul fronte tedesco la vigilia di Natale per allietare con il loro canto le truppe, ma dopo la prima strofa di astro del ciel il "nemico" scozzese risponde accompagnando la canzone con la cornamusa e così si incontrano sulla terra di nessuno, si scambiano doni e bevono champagne e whisky mostrandosi le foto dei loro familiari. Purtroppo i comandanti dei due fronti non appoggiano questa tregua che è così condannata a durare solo per poche ore, dopodiché ridiventerà tutto come prima."
[ Administrator ]