Presentazione del libro "Con le migliori intenzioni" di Enzo Di Brango
Il Circolo "Giustizia e Libertà" di Roma il giorno 27 novembre 2019 alle ore 17:30, presso la sua sede in Via Andrea Doria 79 sc.B, presenta il libro di Enzo di Brango
"Con le migliori intenzioni" - una bomba a San Pietro
Un resoconto storico sulla bomba a San Pietro del 25 giugno 1933.
Introduce e coordina: Salvatore Rondello - segretario del Circolo "Giustizia e Libertà" di Roma
intervengono: Enzo Di Brango - autore
Valentino Romano - saggista
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I 101 anni di Mario Fiorentini
Il 7 novembre 2019 ha compiuto 101 anni Mario Fiorentini, l'ultimo Comandante partigiano romano che ha avuto una vita avventurosa. In particolare dice sempre, nelle sue interviste, di aver vissuto "tre vite".
La prima vita frequentando il mondo culturale romano, della seconda metà degli anni trenta fino al settembre 1943.
La seconda vita impegnandosi attivamente alla Resistenza, prima a Roma e Provincia e poi al Nord, partecipando ad alcune Missioni alleate. Per la sua attività di 'partigiano combattente', Mario ha ricevuto tre Medaglie d'Argento al Valore Militare e tre Croci al Merito di Guerra. E' stato anche proposto per ricevere la Medaglia d'Oro al valore Militare che però non gli è stata concessa. Inoltre, ha avuto due Medaglie dagli Alleati per aver partecipato alle Missioni organizzate nel Nord Italia occupato dai nazifascisti, dai servizi segreti militari americani ed inglesi. In particolare, ha avuto la Medaglia W. Donovan dell'Office of Strategic Service-OSS americano e la medaglia della Number One-Special Force inglese.
La terza vita, insegnando la Matematica, prima nelle Scuole Superiori di Roma e poi all'Università di Ferrara.
La prima formazione politica antifascista è stata data a Mario, quando era ragazzo, negli anni venti, da Fernando Norma, un ebanista di idee repubblicane, che negli anni trenta aderisce al Movimento Giustizia e Libertàe poi al Partito d'Azione.
A Fernando Norma è dedicato il Circolo “Giustizia e Libertà” di Roma, costituito nel 1948 dai partigiani romani del Partito d'Azione, la cui sede di Via Andrea Doria n.79 è stata dichiarata di interesse storico dal Ministero per i Beni Culturali.
Nella seconda metà degli anni trenta, Mario frequenta assiduamente il mondo culturale romano, facendo amicizia con scrittori e poeti (Sibilla Aleramo, Giorgio Caproni, Sandro Penna, Vasco Pratolini ...), pittori (Renato Guttuso, Mario Mafai, Domenico Purificato, Giulio Turcato, Emilio Vedova...), attori, registi e autori di cinema e di teatro (Vittorio Caprioli, Adolfo Celi, Ennio De Concini, Vittorio Gasmann, Carlo Mazzarella, Massimo Mila, Ave Ninchi, Lea Padovani, Elio Petri, Nora Ricci, Luigi Squarzina, Luchino Visconti...).
Nella primavera 1942 conosce ad un concerto di un Banda musicale militare al Pincio (sopra Piazza del Popolo) Lucia Ottobrini, nata a il 2 ottobre 1924 e poi vissuta dal l'anno seguente a Mulhouse in Alsazia. Lucia, nonostante la giovane età, lavora al Ministero del Tesoro. E' un “colpo di fulmine”. Mario e Lucia si sposano, subito dopo la fine della guerra, il 16 agosto 1945 e vivranno insieme per 73 anni, fino alla morte di Lucia, il 26 settembre 2015. Mario l'ha sempre chiamata “Lucia mia”.
Nell'agosto 1943, dopo la caduta del fascismo, Mario e Lucia si avvicinano per un breve periodo al Partito d'Azione e partecipano alla costituzione degli Arditi del Popolo (che riprende la denominazione dell'omonimo Movimento nato nel 1921 per contrastare le violenze fasciste).
Nel settembre 1943, dopo l'occupazione tedesca di Roma, Mario che ha aderito al Partito Comunista d'Italia-Pcd'Italia, entra nei GAP (Gruppi di Azione Patriottica), costituiti nelle otto Zone in cui è stata divisa Roma dai Partiti antifascisti.
Alla metà dell’ottobre 1943, Mario partecipa partecipa alla formazione dei quattro GAP Centrali (cosi chiamati perché operanti, con tecniche di guerriglia armata, nel centro storico della città). Mario diventa il Comandante del primo GAP, intitolato “Antonio Gramsci”, con il 'nome di battaglia' di Giovanni. Lucia è la Vice Comandante. E' pertanto la prima partigiana con funzioni di comando.
Per circa cinque mesi, fino al marzo 1944, Mario partecipa a numerose azioni armate, contro militi della RSI e soldati tedeschi, spesso insieme a Lucia. Ricordiamo in particolare l'attacco ai soldati tedeschi, la sera dell'11 dicembre 1943, mentre uscivano dal cinema Barberini (nell'omonima Piazza), attuato insieme con Carla Capponi (nome di battaglia Elena), membro del GAP “Carlo Pisacane”, diretto da Rosario Bentivegna, detto Sasà (nome di battaglia Paolo). L'attacco è ripetuto una settimana dopo, il 18 dicembre, da Mario insieme a Lucia, Sasà ed a Carla.
Ricordiamo inoltre l'attacco, con lancio di bombe a mano, fatto il 10 marzo 1944 a Via Tomacelli da Mario, da Sasà e da Franco Ferri ad una Compagnia del Battaglione fascista “Onore e Combattimento” che apre il corteo fascista formatosi dopo la cerimonia al Teatro Adriano, in Piazza Cavour, per ricordare la morte di Mazzini.
Alcune azioni sono compiute da Mario da solo, come l'attacco al corpo di guardia del carcere di Regina Coeli il 28 dicembre 1943, dopo il quale Mario fugge con una bicicletta. Il giorno dopo il Comando tedesco vieta la circolazione delle biciclette. Per raggirare il divieto, i romani mettono una terza ruota, piccola, alla bicicletta, che diventa così un triciclo. Per aver compiuto questa azione Mario riceve nel dopoguerra la prima Medaglia d'Argento al Valore Militare.
L'azione più importante, alla cui organizzazione Mario ha un ruolo di primo piano, anche se non vi partecipa (neppure Lucia vi partecipa), è l'attacco ad una Compagnia del Battaglione tedesco “Bozen” in Via Rasella nel primo pomeriggio del 23 marzo 1944, in seguito al quale sono uccisi 33 soldati tedeschi: in conseguenza di ciò,Kesserling, responsabile del Comando tedesco ordinerà, poi, la rappresaglia con l'uccisione di 335 persone (75 di religione ebraica ed una cinquantina di membri del Partito d'Azione).
In seguito i GAP Centrali sono sciolti ed i componenti sono inviati fuori Roma per organizzare le varie formazioni partigiane “garibaldine”, costituite dal Pcd'I.
Nell'aprile 1944 Mario e Lucia sono inviati a dirigere le formazioni 'garibaldine' operanti nella zona di Tivoli e Castel Madama. Collaborano anche con la Missione Texas dell'Office of Strategic Service-OSS (il servizio segreto militare americano).
Dopo la liberazione di Roma, Mario partecipa ad alcune missioni angloamericane nel Nord, occupato dai nazifascisti, in particolare, con il nome di battaglia di Fringuello (perché era stato paracadutato), alla missione Dingo in Liguria e Emilia Romagna, presso la Repubblica di Bobbio (zona libera dai nazifascisti) ed in Val Nure- Val Trebbia.
Nel dicembre 1944, mentre si reca in treno a Milano, è arrestato dalla Polizia fascista perché in possesso di documenti di identità falsi ed è condotto a Sondrio in una caserma della Guardia Nazionale Repubblicana-GNR, dove non scoprono, comunque, la sua vera identità. In seguito è trasferito al carcere milanese di S.Vittore da dove riesce ad evadere alla fine dell'anno.
Riprende l'attività nella Resistenza partecipando alla missione Crysler in Val Sesia (Piemonte).
In seguito avrebbe dovuto partecipare, insieme con alcuni ufficiali americani dell'OSS, al piano per catturare Mussolini, per poterlo processare. Però, per vari disguidi, non riesce a raggiungere gli agenti dell'OSS.
Dopo la fine della guerra, il 16 agosto 1945, Mario sposa Lucia con il rito civile in Campidoglio.
Quindi Mario lavora come impiegato per una decina di anni, nella Commissione regionale per il riconoscimento delle qualifiche partigiane, dipendente dal Ministero della Difesa. Lucia riprende il lavoro nel Ministero del Tesoro. Intanto entrambi svolgono attività politica nel PCI.
Mario, inoltre, riprende gli studi, si diploma e si laurea in Matematica. Inizia quindi la sua “Terza Vita”, come docente di Matematica in alcune Scuole Superiori di Roma. Nel 1971 vince il concorso per insegnare Geometria Superiore all'Università di Ferrara (allora sede distaccata dell'Università di Bologna), dove inizia ad insegnare il 1 novembre 1971 e dove rimarrà fino al 1998.
Durante l'insegnamento universitario, nel quale si distingue per alcune sue intuizioni sulla Matematica e Geometria che lo fanno conoscere ed apprezzare in tutto il Mondo accademico internazionale, non dimentica la sua Seconda Vita nella Resistenza di cui parla spesso agli studenti, sia dell'Università che delle Scuole Superiori.
Andato in pensione, continua l'attività di studio e di ricerca nella Matematica e nella Geometria ed il suo impegno politico e di informazione sulla Resistenza al nazifascismo che l'ha visto protagonista di primo piano.
[ Giorgio Giannini ]
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In ricordo di Vera Michelin Salomon
Oggi 28 ottobre 2019 ricevo questa notizia da Aldo Pavia Vicepresidente nazionale ANED Presidente Sezione di Roma – La Presidenza nazionale dell’ANED e il Consiglio direttivo della Sezione di Roma, con molta tristezza, annunciano la scomparsa, a 96 anni, di Vera Michelin-Salomon, giovane partigiana romana deportata nel carcere di massima disciplina di Aichach. Per molti anni Consigliera della Sezione di Roma e Consigliera nazionale, negli ultimi anni chiamata alla Presidenza onoraria dell’ANED.
Ho conosciuto di persona Vera Michelin-Salomon, invitandola il 27 aprile del 2006, alla Casa della Memoria e della Storia di Roma, in una conferenza/dibattito da me organizzata, dal titolo Il coraggio delle donne nella Resistenza, insieme a Marisa Ombra, Marisa Rodano e Francesca Tonetti, autrice del libro “Il vento del Quarnero”.
In seguito Vera mi ha onorato della sua presenza in diverse manifestazioni, l’ultima in ordine di tempo, la presentazione della seconda edizione del mio libro – Un ragazzo chiamato Anzio – svoltasi a palazzo Valentini il 18 dicembre 2012 (alla quale si riferiscono le foto di questo articolo) libro al quale aveva contribuito con una Postfazione che termina con queste parole: – Se riflettiamo sul nostro presente, così affannato nel suo vivere giorno per giorno, protetto dai tanti “non sapevo”, riteniamo sia ancora necessario riproporre i ricordi di chi ha partecipato e si è reso protagonista, affinché questi frammenti divengano memoria collettiva e contribuiscano a fare Storia.
Vera Michelin-Salomon nata a Carema (Torino) il 4.11.1923 era figlia di ufficiali dell’Esercito della Salvezza (organizzazione protestante di origine inglese ). Giunta alla maggiore età, sceglieva di trasferirsi a Roma (1941) dove lavorava come segretaria economa nella scuola professionale “Colomba Antonietti”. Alloggiava presso il Foyer di Via Balbo fino a quando le venne offerta ospitalità in casa dell’amica Enrica Filippini-Lera, in via Buonarroti. Iniziava qui, attraverso questa amicizia e gli incontri con ambienti e personaggi dell’antifascismo, la sua maturazione etica, culturale e politica che la porterà dopo l’8 settembre 1943, a seguire l’esempio di Enrica e dei “fratelli maggiori” antifascisti, nella Resistenza non armata ed in particolare nell’organizzazione del Comitato studentesco di agitazione. Compito di questi gruppi ristretti di giovani, era quello di distribuire materiale di propaganda antifascista contro l’occupante nazista, davanti alle scuole superiori e all’università, compito finalizzato tra l’altro, all’organizzazione di uno sciopero nelle scuole superiori, volto ad impedire lo svolgimento regolare delle lezioni e degli esami in quanto accessibili soltanto a quei giovani in grado di presentare l’autorizzazione del costituendo esercito della Repubblica di Salò.
Enrica e Vera aderirono anche alla cellula del Partito Comunista di P.za Vittorio.
Il 14 febbraio 1944 (dietro una delazione) un comando di SS faceva irruzione nell’appartamento in via Buonarroti, arrestando tutti i presenti: Paolo Buffa, Paolo Petrucci, Cornelio Michelin-Salomon e le due ragazze che arrivarono, nella casa già presidiata, per il pranzo di mezzogiorno. Enrica entrava portando con sé una borsa piena di manifestini antinazisti. Tutto il gruppo venne caricato in due automobili e trasferito a via Tasso. Vera rimaneva in quella prigione (nell’unica cella femminile) per gli interrogatori. Gli altri vennero portati a Regina Coeli dove anche Vera li raggiungerà. Il 22 marzo si svolgeva il processo a tutto il gruppo, davanti al Tribunale Militare Tedesco: furono assolti i tre ragazzi, condannate invece Vera ed Enrica a 3 anni di carcere duro, da scontarsi in Germania.
Tornarono intanto tutti a Regina Coeli, dove furono testimoni della selezione per la strage delle Cave Ardeatine: Paolo Petrucci ne rimase vittima, malgrado l’assoluzione ottenuta. Il 24 aprile Vera e Enrica vennero avviate verso la Germania, prima in camion e poi in carro bestiame. Dopo notti e giorni di grande disagio arrivano a Monaco di Baviera dove, dopo una sosta di una notte e un giorno nel KZ di Dachau, vennero immatricolate nella prigione di Stadelheim (Monaco).
Trascorso circa un mese vennero trasportate nella sede definitiva della loro detenzione: il Frauen Zuchthaus di Aichach (Alta Baviera) dove saranno liberate dalle truppe americane il 29 aprile 1945.
L’anno circa di carcere è così descritto da Vera: Certamente duro, il lavoro in cella obbligatorio, la convivenza di tre persone in una cella strutturata per una sola detenuta, la scarsità del cibo e la sensazione di essere in balia di una giustizia inesistente creavano ansia e disagio. Ma le quattro mura di un carcere hanno comunque rappresentato la possibilità di sopravivenza rispetto alla possibile detenzione nei KZ.
Alla liberazione trovarono un luogo di sosta in attesa di rimpatrio in una caserma allestita a campo di raccolta di prigionieri, ormai tutti rientrati in Francia. L’appartenenza di Paolo Buffa alle Special Forces inglesi come ufficiale di collegamento con la Resistenza italiana, permise il loro rapido rientro con un mezzo militare alleato. Arrivarono a Milano il 2 giugno 1945.
Continua ancora Vera nel suo resoconto – Il dopoguerra appartiene alla vita privata dei protagonisti. Si può solo aggiungere che la coscienza antifascista e solidale acquistata con la Resistenza è stata mantenuta vigile attraverso diversi impegni politici e sociali che hanno affiancato la mia normale vita di donna. E’ con questa coscienza che la protagonista di queste note è diventata socia e testimone dell’ANED per contribuire a tener vivo il ricordo delle responsabilità del fascismo e del nazismo nel disastro della guerra e della persecuzione feroce di popoli e di libertà, per onorare la memoria delle migliaia di donne e uomini italiani che hanno combattuto e pagato spesso con la vita, la dignità democratica del nostro Paese. –
Grazie Vera!
[articolo a cura di Carla Guidi - foto di Valter Sambucini - pubblicato da Administrator]
Commemorazione di Guido Albertelli
il Circolo "Giustizia e Libertà" di Roma, il 10 ottobre alle ore 17:30 , nella sua sede di Via Andrea Doria n.79 sc.B, a due mesi dalla sua perdita commemorerà il suo Presidente Guido Albertelli.
Siete tutti invitati a partecipare per ricordare, alla presenza dei familiari, la sua figura.
Il Segretario I componenti il Comitato Direttivo
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Ricordo della strage nazi-fascista di Fivizzano (17-25 agosto 1944)
Il Circolo “Giustizia e Libertà” di Roma condivide pienamente il discorso del Capo dello Stato fatto oggi a Fivizzano in ricordo l’eccidio nazi-fascista.
Una commemorazione piena di valori e contenuti per i quali il Circolo “Giustizia e Libertà” si è sempre battuto sin dalla sua fondazione nel 1948.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricordando la strage di Fivizzano alla presenza del Presidente della Repubblica Federale Tedesca, Frank Walter Steinmeier, ha detto: “Occorre guardare con consapevolezza agli orrori delle stragi nazifasciste. L'Unione Europea, uno degli spazi di libertà più grandi al mondo è nata in reazione a quella tragedia, la cui responsabilità va addossata a chi aveva in spregio la democrazia, gente a cui fu permesso di esercitare in potere assoluto. Bisogna impedire che si creino le condizioni in cui possa riprodursi una distorta idea di nazione”.
Tema molto delicato, in questa parte della Toscana, quello delle stragi naziste del '44. Il 12 agosto a Sant'Anna di Stazzema i morti furono 560. Dieci giorni dopo, nella zona di Fivizzano, 401. Tra Versilia e Lunigiana mille vittime in una decina di giorni: una vera e propria guerra nella guerra. Da anni quelle giornate vengono ricordate, insieme, dai capi di Stato di Italia e Germania. Così oggi Mattarella ha percorso le strade di questa cittadina della Lunigiana a fianco di Steinmeier. I due Capi di Stato hanno deposto insieme una corona di fiori al monumento che ricorda quei morti. La gente ha applaudido con vera partecipazione.
C'è chi grida lunga vita alla Costituzione. Steinmeier rivoltosi a Mattarella, ha notato: “Lei è davvero amato ...”. Mattarella per rispondere ha aspettato l'intervento nella cerimonia che si è svolta pochi minuti dopo nella piazza principale dove ha esordito: “La perdita di fiducia nei valori al centro della storia europea, come il rispetto della vita e della libertà individuale e collettiva, permisero a regimi che avevano in spregio la democrazia di giungere ad esercitare un potere assoluto. Fu la notte delle coscienze che condusse a immani tragedie, e ora il ricordo ci impone di guardare con consapevolezza mai attenuata a quei fatti. Ben sapendo, però, che è qui che ha avuto inizio il percorso che ci ha portato alle nostre Costituzioni ed al successivo percorso di integrazione europea, che è la nostra comune prospettiva storica. A dimenticarsene si farebbe un danno senza precedenti o quasi”.
Steinmeier non ha avuto remore nel manifestare la sua “vergogna”. Lo ha detto nel suo intervento in un bell'italiano, in cui ha ammesso: “E’ infinitamente difficile per un tedesco venire in questo luogo. Se la Germania non ha fatto nulla per molti anni per riconoscere le proprie responsabilità, i superstiti e le loro famiglie mantengono intatto il diritto alla memoria. Perché chi conosce il passato è pronto per lo spirito europeo mentre chi dimentica è esposto ai pericoli dell'intolleranza e della violenza. E questo vale soprattutto in un momento in cui il veleno del nazionalismo torna ad infiltrarsi in Europa”.
Mattarella ha rincarato la dose: “Dimenticare equivarrebbe ad una fuga da noi stessi, da quello che autenticamente è la nostra Repubblica. Anche perché le cose hanno spesso la tendenza a ripetersi. Quindi, è nostro dovere impedire che si creino le condizioni in cui tutto ciò possa riprodursi, soprattutto nell'Unione Europea, uno dei più grandi spazi di libertà esistenti al mondo. E che, come tale, va difeso”.
Il Presidente Sergio Mattarella in questo particolare momento della vita della Repubblica italiana è impegnato affinchè la democrazia e la libertà nel nostro Paese possano continuare ad essere rappresentati. Ma è la coscienza degli italiani che per prima deve sapere difendere questi valori e mantenerli ai livelli più alti.
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Donne nella Resistenza - Ricordo di Giovanna Marturano
Ha continuato a rendere fino all'ultimo, con grande lucidità, testimonianza del suo impegno e di quello dei suoi famigliari nella lotta per la libertà e la democrazia nel nostro Paese.
Giovanna aveva 24 anni quando, nel 1936 aveva aderito a Milano, (dove la famiglia di origini sarde si era trasferita da Roma), al PCI clandestino. Ma era ancora bambina quando, nella casa romana di via Monte della Farina, faceva con la sorella Giuliana (classe 1914), i turni di guardia per evitare sorprese della polizia fascista mentre i Marturano Pintor (la madre di Giovanna era appunto una Pintor), preparavano in casa la stampa e i volantini antifascisti che avrebbero poi diffuso nella Capitale. La "Bimba col pugno chiuso" era una definizione che aveva conquistato sul campo.
Poi col trasferimento a Milano, Giovanna aveva dovuto interrompere gli studi di architettura che seguiva a Roma ed aveva preso a lavorare in fabbrica. Con l’arresto di uno dei suoi fratelli anche Giovanna fu arrestata. Scarcerata dopo un mese di detenzione rimase schedata come “sovversiva”, tanto che nel 1941, quando chiese di andare a Ventotene per sposarvi Pietro Grifone (che vi era confinato e che aveva conosciuto ai tempi degli studi romani al “Visconti”), la polizia tentò inutilmente di impedire quello che sarebbe poi stato ricordato come “il matrimonio di Ventotene”.
Sulla storia di Giovanna Marturano e dei suoi famigliari nel 1972 è stato pubblicato un libro, con prefazione di Giorgio Amendola dal titolo “I compagni”.
Dopo il matrimonio con Grifone, quando il marito aveva terminato di scontare il confino, Giovanna era tornata a Roma e qui. durante l’occupazione nazifascista era, naturalmente, entrata nella Resistenza, meritando la medaglia al valore. Giovanna è stata particolarmente attiva nei quartieri popolari della Capitale, svolgendovi un’attività antifascista, soprattutto tra le donne, che, sino ad oggi, non ha mai cessato. È tuttora membro della Presidenza onoraria dell’ANPI; nel 2006 ha raccontato a Filomenilde Castaldo della specificità femminile durante la lotta contro i nazifascisti e durante la ricostruzione dell’Italia; nel 2008 è uscito il libro della Maturano che è intitolato: “Giovanna – Memorie di una famiglia nell’Italia del Novecento”.
[ Fonte A.N.P.I. ] [ pubblicato da Administrator ]