La Libertà negata
LA REPUBBLICA ROMANA DEL 1849
LA CRISI POLITICA DELLO STATO PONTIFICIO
Pio IX (il Cardinale Giovanni Mastai Ferretti, Vescovo di Imola, eletto Papa 16 giugno 1846) per cercare di tenere sotto controllo il malcontento popolare, nel settembre 1848 incarica di formare un nuovo Governo Pellegrino Rossi, che aveva fama di progressista. Però anche questo Governo diventa ben presto impopolare ed il 15 novembre, mentre si reca in Parlamento ( che aveva sede nel Palazzo della Cancelleria, vicino a Campo de’ Fiori) Rossi è ucciso a pugnalate da un’estremista.
Il Papa cerca di costituire un nuovo Governo, senza riuscirci.
Intanto, una delegazione del Circolo Popolare ( una Associazione politica di tendenze liberali) avanza alcune richieste al Papa ( tra cui la convocazione di una Assemblea Costituente, la ripresa della guerra contro l’Austria..).
La notte tra il 24 ed il 25 novembre, Pio IX, temendo per la sua incolumità, abbandona Roma, vestito da prete, e si rifugia nella fortezza di Gaeta, ospite del Re di Napoli, Ferdinando II.
L’ELEZIONE DELL’ASSEMBLEA COSTITUENTE
Il 20 dicembre 1848, la Giunta di Stato annuncia l’elezione di un’Assemblea Costituente ed il 28 dicembre scioglie le due Camere.
Il 29 dicembre 1848, si costituisce in Commissione Provvisoria di Governo per guidare lo Stato “fino alla convocazione dell’Assemblea Costituente”, di cui è indetta l’elezione per il 21 gennaio 1849, a suffragio universale maschile .
Il primo gennaio 1849, il Papa emana un Motu proprio con il quale condanna la convocazione dell’Assemblea Costituente e commina la scomunica a coloro che avessero partecipato alla consultazione elettorale.
Alle elezioni del 21 gennaio 1849 partecipano circa 250.000 cittadini. E’ la prima consultazione popolare di massa effettuata in Italia, ed è un grande successo considerata la scomunica papale per gli elettori.
Sono eletti 179 Rappresentanti del popolo : uno di questi è Giuseppe Garibaldi, eletto a Macerata.
LA PROCLAMAZIONE DELLA REPUBBLICA ROMANA
L’Assemblea Costituente, apre i lavori il 5 febbraio 1849 nel Palazzo della Cancelleria,e discute la forma di Stato; si scontrano subito i radicali ed i costituzionalisti: i primi sono favorevoli alla Repubblica; i secondi sostengono la conservazione del Papato.
L’Assemblea Costituente, nella seduta notturna del 8 - 9 febbraio 1849 approva a stragrande maggioranza ( 120 favorevoli,10 contrari e 12 astenuti ) il Decreto Fondamentale che dichiara la decadenza del potere temporale del Papa ( al quale sono comunque conservate le guarentigie necessarie per l’esercizio del potere spirituale ) ed istituisce la Repubblica Romana. A capo della Repubblica è posto un Comitato Esecutivo, composto da Carlo Armellini, Aurelio Saliceti e Mattia Montecchi.
La mattina del 9 febbraio , il Presidente dell’Assemblea, Giuseppe Galletti, legge dal balcone del Palazzo Senatorio, sul Campidoglio, il Decreto Fondamentale davanti ad una folla entusiasta e festosa .
Il 12 febbraio, l’Assemblea decide di adottare come bandiera della Repubblica il Tricolore verde bianco rosso, con l’aquila romana sull’asta.
Il 18 e il 19 febbraio, si tengono le elezioni suppletive nei Collegi lasciati vacanti dai Deputati che, risultati eletti in più Collegi, hanno dovuto optare per una sola sede. A Roma viene eletto Giuseppe Mazzini.
LE PRIME RIFORME ATTUATE DALLA REPUBBLICA
Il Comitato Esecutivo abolisce: i Tribunali Ecclesiastici ( il S. Uffizio, la Sacra Rota e la Segnatura): la giurisdizione dei Vescovi sulle Scuole e le Università; la censura sulla stampa; il dazio sul macinato e sul sale. Scioglie gli Enti religiosi con il conseguente incameramento dei loro beni immobili da parte della Repubblica. Emana provvedimenti contro l’usura ed a tutela dei debitori. Decide un prestito forzoso, con la Banca Romana, a favore della Repubblica di 900.000 scudi , a carico delle famiglie più ricche ( latifondisti e commercianti ) e delle Società industriali e commerciali. Invia in dono 100.000 scudi alla Repubblica Veneta che sta resistendo coraggiosamente contro l’Austria.
In campo religioso e’ attuato il principio della libera chiesa in libero Stato , lasciando al Clero assoluta libertà in campo spirituale in cambio della rinuncia ad ogni ingerenza nella vita politica dello Stato.
Sul piano politico, si avviano trattative con la Repubblica Toscana per una unione tra i due Stati.
LA COSTITUZIONE DEL TRIUMVIRATO
Il 5 marzo 1849, arriva a Roma Giuseppe Mazzini, che è accolto con entusiasmo dall’Assemblea, la quale, su sua proposta, il 15 marzo, istituisce una Commissione di guerra, per esaminare la situazione militare e per riorganizzare l’esercito, coordinata da Carlo Pisacane.
Scoppiata la nuova guerra contro l’Austria, il Comitato Esecutivo decide di inviare alcuni reparti militari a sostegno dei Piemontesi.
Il 29 marzo, dopo la sconfitta di Novara e la firma dell’armistizio di Vignale, l’Assemblea Costituente, temendo l’intervento dell’Austria per la restaurazione dello Stato Pontificio, sostituisce il Comitato Esecutivo con un Triumvirato composto da Giuseppe Mazzini , dal giurista Carlo Armellini e dal giovane letterato Aurelio Saffi, ai quali sono conferiti “poteri illimitati per la guerra di indipendenza e per la salvezza della Repubblica” .
Il Triumvirato emana una serie di provvedimenti a carattere sociale per “il miglioramento delle condizioni morali e materiali di tutti i cittadini”:l’abolizione della carcerazione per debiti; la riforma agraria,con l’affidamento in enfiteusi dei terreni dei disciolti Enti Ecclesiastici alle famiglie più povere; l’abolizione dell’appalto del sale e la riduzione del suo prezzo ad un bajocco la libbra; la destinazione del Palazzo della Santo Uffizio ad abitazione dei poveri; l’abolizione dell’appalto sui tabacchi; l’affidamento di lavori agli artisti; l’obbligo per i commercianti di vendere le giacenze di merci ad un prezzo stabilito.
I Triumviri lanciano un appello ai liberali italiani per costituire un esercito per la difesa della Repubblica, dato che il Papa ha chiesto l’aiuto dei Sovrani europei. In pochi giorni giungono a Roma migliaia di volontari. Garibaldi e’ tra i primi ad accorrere in aiuto della Repubblica, con i suoi legionari con la camicia rossa, che hanno combattuto in Sud America. Ci sono anche 600 bersaglieri lombardi, guidati da Luciano Manara, reduci dalla guerra contro l’Austria, molti patrioti fuggiti dallo Stato borbonico e 1500 studenti universitari provenienti da varie città italiane. Ci sono infine molti giovani artisti stranieri, studenti delle Accademie estere che hanno sede a Roma.
Le forze repubblicane a Roma ammontano a circa 9.000 uomini. Capo di Stato Maggiore è nominato Carlo Pisacane e Ministro della Guerra il Generale Avezzana.
LA DIFESA DELLA REPUBBLICA
Intanto, il Regno di Napoli, l’Austria, la Francia e la Spagna inviano i loro eserciti contro la Repubblica Romana.
Il 24 aprile 1849, a Civitavecchia sbarcano circa 12.000 soldati Francesi, al comando del Generale Oudinot.
Il 26 aprile, l’Assemblea Costituente affida al Triumvirato il compito di “salvare la Repubblica e di respingere la forza con la forza”.
La mattina del 30 aprile, 6.000 soldati francesi attaccano a Porta S. Pancrazio, sul Gianicolo, ed a Porta Cavalleggeri, vicino al Vaticano. Il Generale Oudinot pensa che i romani si arrenderanno subito senza opporre alcuna resistenza ( infatti ha dichiarato che “gli italiani non si battono”). Invece i patrioti romani resistono agli attacchi dei Francesi, i quali nel pomeriggio sono costretti a ritirarsi dopo aver lasciato sul campo di battaglia 250 morti,400 feriti e 300 prigionieri. Garibaldi, benchè ferito, li insegue con i suoi uomini fino al 20° Km della Via Aurelia ( a Castel di Guido ) dove è fermato dall’ordine dei Triumviri di ritornare in città.
Il 19 maggio, i Francesi chiedono l’armistizio. Il Governo di Parigi invia a Roma il Plenipotenziario Ferdinando de Lesseps per trattare con i Triumviri. In realtà si vuole solo guadagnare tempo per inviare i rinforzi militari al gen. Oudinot.
Il Triumvirato invita la popolazione alla lotta ed alla mobilitazione militare.
Si istituiscono farmacie in ogni Comune e negli ospedali, che sono nazionalizzati.
Il 15 maggio, si chiudono le porte della città: nessuno può lasciare Roma, ad eccezione dei militari.
Intanto gli Austriaci hanno invaso dal Lombardo Veneto la Romagna. Il 16 maggio assediano Ancona, che il 27 maggio è attaccata anche dal mare. Il Comandante locale, Colonnello Livio Zambeccari, resiste 25 giorni.
Intanto, il Re di Napoli, Ferdinando II, è arrivato nella zona dei Castelli Romani e sta per marciare verso Roma. Il Triumvirato decide di mandare contro di loro le truppe guidate dal Comandante in Capo, Generale Roselli, che sconfigge i Napoletani a Palestrina il 9 maggio ed il 16 maggio a Velletri. Costretti a ritirarsi, i Napoletani sono inseguiti da Garibaldi oltre i confini del Regno di Napoli e sono di nuovo sconfitti ad Arce ( Frosinone ). Il 26 maggio, Garibaldi è di nuovo richiamato a Roma dal Triumviri, dato che sta per scadere l’armistizio con i Francesi.
Il 28 maggio, sbarcano a Gaeta 5.000 soldati Spagnoli, al comando del Generale Fernandez De Cordova, che offre il suo aiuto al Generale Oudinot, il quale lo rifiuta avendo ricevuto i rinforzi. Infatti, a Civitavecchia sono sbarcati 20.000 soldati, in gran parte truppe coloniali ( gli zuavi), con circa 50 cannoni ed i nuovi fucili a retrocarica ( gli chassepots ). Il Governo Francese richiama Lesseps e dichiara per il 4 Giugno la fine dell’armistizio e la ripresa delle ostilità.
LA DIFESA DI ROMA
Il Generale Oudinot, per prendere di sorpresa le truppe repubblicane, attacca all’alba del 3 giugno 1849: il giorno precedente la fine dell’armistizio.
I combattenti sono molto duri e cruenti. I repubblicani, asserragliati nelle ville e negli edifici ubicati alla periferia Nord della città, vicino al Gianicolo ( Villa Pamphili, Villa Il Vascello, Convento di S. Pancrazio, Casino dei Quattro Venti, che costituiscono la linea di difesa più avanzata oltre le mura aureliane ) ed in alcune ville ubicate subito dopo le mura cittadine ( Villa Corsini, Villa Spada…), tutte trasformate in fortilizi, oppongono una strenua resistenza. Per 30 giorni resistono ai numerosi attacchi francesi; alcune ville ( Villa Pamphili e Villa Corsini ) sono prese dai Francesi e riconquistate dai Repubblicani dopo cruenti combattimenti corpo a corpo.
Nella notte tra il 21 e il 22 giugno i Francesi conquistano la prima linea di difesa esterna alle mura e con i cannoni iniziano a bombardare la città colpendo molte abitazioni ed anche alcuni monumenti.
All’alba del 22 giugno le campane suonano a stormo per chiamare la popolazione alla difesa della città. Migliaia di cittadini accorrono in soccorso delle truppe repubblicane, incitati alla lotta dall’Assemblea Costituente che siede in permanenza dall’inizio dei combattimenti e che, dal 16 giugno, ha iniziato a discutere il testo della Costituzione.
La situazione militare è ormai disperata. Garibaldi propone di attaccare di sorpresa le retroguardie francesi, distruggendo le linee di rifornimento. Mazzini è d’accordo, ma Roselli si oppone. Garibaldi , profondamente rattristato per questo nuovo contrasto con il Comandante in Capo, lascia con i suoi legionari la zona del Gianicolo che gli è stata assegnata. Luciano Manara pero’ lo convince a riprendere il posto di combattimento con i suoi uomini.
All’alba del 30 giugno, i Francesi sferrano l’assalto finale e riescono a sfondare le esigue difese, tenute ormai solo da poche centinaia di patrioti.
La stessa mattina, Mazzini convoca il Consiglio di Guerra per riferire all’Assemblea Costituente cosa è meglio fare per la difesa della città. Prevale la proposta del Generale Avezzana di resistere ad oltranza su quella di Mazzini, Garibaldi e Pisacane di uscire da Roma con le truppe rimaste per continuare la guerra nelle Province. Poco dopo, pero’, l’Assemblea Costituente, ritenendo ormai impossibile la difesa della città, approva una Risoluzione con la quale chiede ai Triumviri di trattare la resa con i Francesi.
I Triumviri, sdegnati per la decisione, scrivono una dura lettera all’Assemblea, preparata da Mazzini, con la quale si dimettono, non essendo disponibili a trattare la resa con i Francesi.
Il 30 giugno, l’Assemblea Costituente incarica il Comune di Roma di condurre le trattative con i Francesi per la resa.
Dopo alcuni incontri con il Gen. Oudinot, che detta sempre nuove condizioni, il Consiglio Comunale decide all’umanità, il primo luglio, di “cedere alla forza delle armi” e di ricevere passivamente i Francesi.
La mattina del 1 luglio l’Assemblea elegge un nuovo Triumvirato , composto da Alessandro Calandrelli, Livio Mariani e Aurelio Saliceti ed il giorno seguente conferisce loro i pieni poteri e dichiara Mazzini, Saffi ed Armellini “benemeriti della patria” . Inoltre nomina Garibaldi Comandante in Capo, con poteri pari a quelli di Roselli.
L’Assemblea ed il Triumvirato ordinano alle truppe repubblicane di non opporre alcuna resistenza ai Francesi.
LA FINE DELLA REPUBBLICA
Il 2 luglio 1849 , Garibaldi rivolge ai patrioti romani un accorato appello per invitarli a seguirlo ed a continuare la lotta.
Nonostante i Francesi abbiano garantito salva la vita a tutti i combattenti repubblicani, circa 4.500 patrioti, tra i quali il frate barnabita Ugo Bassi ed il popolano Angelo Brunetti , detto Ciceuracchio, animatore dei volontari trasteverini, decidono di seguirlo per andare in aiuto della Repubblica Veneta che resiste ancora agli Austriaci.
La notte del 2 luglio, i Deputati dell’Assemblea Costituente, riuniti in permanenza nell’aula del Campidoglio, approvano solennemente, dopo due settimane di dibattito, la Costituzione repubblicana, che è proclamata solennemente la mattina del 3 luglio, sulla piazza del Campidoglio.
Nel pomeriggio del 3 luglio, i Triumviri inviano ai Presidi (Capi) delle Province un proclama con il quale annunciano la fine della Repubblica. Quindi nominano Carlo Bonaparte, uno dei membri più autorevoli dell’Assemblea Costituente, ambasciatore presso i Governi di Francia, di Inghilterra e degli Stati Uniti nell’estremo tentativo di perorare la sopravvivenza della Repubblica.
Alle ore 18 del 3 luglio, le truppe francesi, guidate dal Gen. Oudinot, entrano in città dalla Porta del Popolo.
Il giorno seguente , i Francesi occupano la sede dell’Assemblea Costituente sul Campidoglio e quella del Triumvirato nel Palazzo del Quirinale e sciolgono i due Organi. Il Gen. Oudinot vieta la stampa di ogni pubblicazione e fa celebrare un solenne Te Deum nella Basilica di S. Pietro.
Sempre il 4 luglio, l’Ambasciatore Francese, Conte de Rayneval, ed il Commissario De Corcelles, che ha condotto le trattative di resa insieme al Gen. Oudinot, formano un nuovo Governo.
Il 5 luglio, Mazzini pubblica un proclama ai Romani nel quale esprime la speranza di poter ricostituire la Repubblica.
LA RESTAURAZIONE DEL POTERE TEMPORALE DEL PAPA
Il 14 luglio 1849, il Comando militare francese proclama la restaurazione del potere temporale del Papa ed ordina agli ex dirigenti della Repubblica Romana di lasciare la città entro 24 ore. Mazzini parte la sera stessa.
Lo stesso giorno , il Prefetto di Polizia ordina la chiusura di tutti i giornali ad eccezione del Giornale di Roma . E’ la fine della libertà di stampa.
Il 2 agosto , una Commissione pontificia, composta da tre Cardinali, annulla tutti i provvedimenti emanati dalla Repubblica Romana.
Il 12 settembre 1849, il Papa ripristina le norme antiebraiche. La segregazione degli ebrei terminerà solo con la “liberazione di Roma”, il 20 settembre 1870,
Il 12 aprile 1850, quando la situazione è “normalizzata”, Pio IX ritorna a Roma.
[ Giorgio Giannini ]