Il Giorno del Ricordo

L’ITALIANIZZAZIONE DELLA POPOLAZIONE SLAVA

Il Giorno del Ricordo e’ stato istituito con la Legge 30.3.2004 n. 92,nell’anniversario del Trattato di Pace di Parigi del 10.2.1947, per commemorare le vittime delle foibe del 1943-1945 e l’esodo giuliano dalmata del secondo dopoguerra.

Però, per capire cosa è accaduto in Istria con le foibe nel 1943-1945, è necessario  conoscere bene anche la “storia precedente”, almeno a partire dalla fine della Prima Guerra Mondiale, per capire la “realtà dei fatti” e la “concatenazione  storica” degli eventi che si sono succeduti in quel ventennio.

Non si tratta di “riscrivere” la storia, ma di raccontare tutto quanto è accaduto, anche quando la storia è “scomoda e dolorosa”, non sottacendo quindi le responsabilità del nostro Paese, governato in quel periodo dal regime fascista, che ha perseguitato per un ventennio la popolazione slovena e croata (come anche quella tirolese,in Alto Adige), che abitava nei territori  annessi dopo la Prima Guerra Mondiale.

Infatti, con il Trattato di Rapallo del 21 novembre 1920, vengono annessi territori già austriaci, con circa 500.000 croati e sloveni (che nei centri agricoli rappresentano la quasi totalità della popolazione), nei cui confronti e’ attuata subito una politica di “italianizzazione forzata”, con la negazione dei diritti fondamentali, a partire dalla limitazione dell’uso della lingua slovena e croata, sia nelle scuole che negli uffici, che sarà poi vietata nel periodo fascista, con la Legge Gentile.

In particolare,iI fascismo impone agli slavi, in base a principi razzisti della “superiore civilta’ italiana” :

 -il divieto dell’uso della lingua serba e croata e lo studio solo dell’italiano nelle scuole, con la chiusura di quelle locali ed il trasferimento ed il licenziamento dei docenti di madrelingua slava;

- l’obbligo dell’italiano negli uffici pubblici;

- l’epurazione nei posti di lavoro pubblici;

- l’italianizzazione delle citta,’con il trasferimento in esse di migliaia di italiani;

- l’italianizzazione  della toponomastica e dei cognomi.

Inoltre, le squadre fasciste devastano le sedi delle associazioni culturali, politiche, sociali, economiche e sportive slave, che si oppongono alla “italianizzazione” .

A Trieste, nel luglio 1920, e’ incendiato il Narodni Dom,sede delle  Associazioni locali slave.

La repressione del dissenso politico e’ durissima. Il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, dal 1927 al 1943, celebra 113 processi a slavi, con 544 imputati, di cui 476 condannati a 4.893 anni di carcere e 33 condanne a morte (su un totale di 42).

GLI ECCIDI NAZIFASCISTI

Durante la Seconda Guerra Mondiale c’è una dura occupazione nazifascista che comporta una dura  “oppressione” verso la popolazione jugoslava, con eccidi collettivi  da parte delle truppe tedesche ed italiane, dei collaborazionisti ustascia croati e dei cetnici serbi, alimentando l’odio etnico e religioso tra le diverse etnie jugoslave, con circa un milione e mezzo di morti, il 10% della popolazione.

Circa 250  villaggi sono incendiati dalle truppe italiane, con esecuzioni sommarie ,fucilazioni di ostaggi ed arresti e deportazioni di massa di civili considerati “pericolosi”, perchè accusati o sospettati di attività nazionaliste, nei Campi di internamento, istituiti dai Militari in numerose localita’, ed anche in Italia dal Ministero dell’Interno. Complessivamente, i civili jugoslavi internati, sono circa 100.000, di cui il 10%  muore nei Campi per gli stenti e le malattie. Il Campo più duro è allestito nell’isola di Arbe (Rab) in cui sono internati, in un anno, oltre 15.000 persone,

LE PRIME “FOIBE” DEL 1943 CONTRO I FASCISTI ED I COLLABORAZIONISTI

L’Armistizio dell’8 settembre 1943, conseguente alla caduta del regime fascista, comporta la disgregazione delle Istituzioni locali e la fuga dei fascisti,per timore di ritorsioni e rappresaglie per le violenze inferte alla popolazione sia prima che durante la guerra.

Al momento dell’Armistizio, vaste zone del Friuli,della Venezia-Giulia,della Slovenia e dell’Istria sono occupate dai partigiani  sloveni,croati e italiani.

Il Fronte di liberazione sloveno e croato annette Trieste e Gorizia alla Slovenia liberata e Pola e Fiume alla Croazia libera. A questo punto,soprattutto in Istria, si scatena la “resa dei conti” contro i tedeschi, i fascisti ed i loro collaborazionisti. Circa 600 persone,accusate di “crimini di guerra”,sono  processate e fucilate dai partigiani e quindi i loro corpi sono gettati nelle foibe (usate da sempre come comodo luogo di sepoltura,anche nella Grande Guerra). Nel contempo, decine di migliaia di nostri soldati sono salvati, sia dai partigiani titini, con i quali  combattono contro i nazisti, sia dalla popolazione slava.

L’OCCUPAZIONE NAZISTA

Nel settembre 1943, inizia l’occupazione nazista ed il 1 ottobre e’ costituita la “Zona di operazioni Litorale Adriatico”, che viene annessa al Terzo Reich ( e quindi diventa parte della Grande Germania).Il Governatore ( Gauleiter) e’ Frederich Reiner mentre  ed il Comandante delle SS e’ il Gen. Odilo Globocnik, responsabile del genocidio di oltre  1.500.000 ebrei europei nei Campi di sterminio dell’Operazione Reinhardt  (Belzec, Chelmo,Sobibor e  Treblinka) attivi  dal 1941 al 1943.

I nazisti,aiutati dai cetnici serbi, dagli ustascia croati e dai fascisti della neonata Repubblica Sociale Italiana –RSI, attuano una cruenta repressione,con la devastazione di molti villaggi.

A Trieste, nella risiera di S. Sabba e’ allestito dai nazisti un campo di sterminio,in cui sono trucidati oltre 3.000 persone (in gran parte oppositori politici e partigiani,ma anche decine di ebrei…).

La Resistenza ai nazisti e’ attuata dall’Esercito popolare di liberazione jugoslavo (Eplj,diretto da Tito),dal Corpus Sloveno e dai partigiani italiani delle Divisioni Garibaldi Friuli, Natisone e Trieste e da altre formazioni minori ( costituite da nostri soldati che non si sono arresi ai tedeschi dopo l’8 settembre ), che collaborano con i partigiani jugoslavi, meritando l’ elogio di Tito per il loro impegno.

Tra la fine di aprile ed il 1 maggio 1945,i partigiani italiani e slavi liberano  tutto il Friuli .

LE FOIBE DEL MAGGIO-GIUGNO 1945

Il 1 maggio 1945, i militari e partigiani jugoslavi entrano a Trieste, anticipando gli Inglesi nella cosiddetta corsa per Trieste,  e vi rimangono fino al 12 giugno,quando,in seguito ad un accordo con gli Alleati, si ritirano da Trieste e da Gorizia ( che entrano a far parte della Zona “A”, soggetta all’Amministrazione Alleata). La città di Pola e’ occupata dal 5 maggio al 20 giugno 1945 dagli jugoslavi,che  rimangono in Istria e a Fiume ( che fanno parte della Zona “B”,soggetta alla loro amministrazione).

La cruenta resa dei conti ,da parte degli jugoslavi, colpisce di nuovo non solo i neofascisti della RSI (soldati,poliziotti, funzionari..) ed i loro collaborazionisti ( come nel settembre 1943), ma anche  tutti coloro  che “si oppongono all’annessione del territorio alla Jugoslavia”, compresi gli slavi e anche i partigiani italiani non comunisti (sono colpiti anche i partigiani comunisti che si oppongono al progetto titino di annessione). Pertanto, si è trattato più che  di una “pulizia etnica” contro gli italiani, di una “epurazione politica”, altrettanto esecrabile, con la eliminazione di tutti coloro (anche comunisti italiani) che si opponevano all’annessione alla Jugoslavia.

 Circa 5.000 persone (e non decine di migliaia, come indicano le fonti nazionaliste istriane e dalmate) sono uccisi e gettati nelle foibe.

 L’ESODO GIULIANO-DALMATA

Il “primo esodo di massa” si ha subito dopo la fine della guerra,nel maggio 1945.Infatti, la maggior parte degli italiani ( il 90% nelle città) decide di partire dai territori  occupati dagli Jugoslavi (Istria e Dalmazia),che sono annessi definitivamente alla Jugoslavia con il Trattato di Pace di Parigi del 10 gennaio 1947.

Gli italiani che “decidono” di restare, perdono la cittadinanza italiana  e non acquisiscono quella jugoslava (diventano così apolidi).

Gli italiani che decidono di partire, devono lasciare tutti i beni immobili e mobili  (comprese le suppellettili di casa…), che sono incamerati dallo Stato Jugoslavo come risarcimento dei danni di guerra, ammontanti a 125 milioni di dollari del tempo.

Lasciano la Jugoslavia anche molti slavi (di cittadinanza italiana) che non ne condividono la politica comunista.

Un nuovo esodo si verifica in seguito al Memorandum di Londra del 1954,che assegna la Zona B di Trieste alla Jugoslavia e si conclude  verso il 1960.

Complessivamente, oltre 250.000 istriani-giuliani-dalmati di lingua italiana, hanno lasciato le loro case.

Tra le cause dell’esodo ci sono:

-              la paura di ritorsioni;

-              la “slavizzazione”del territorio;

-              la repressione del dissenso (anche slavo);

-              il clima della “guerra fredda” tra l’Est e l’Ovest;

-              il desiderio della popolazione italiana (ed in parte anche slava) di fuggire dalla Jugoslavia, retta da un regime totalitario.

L’Opera Assistenza ai Profughi, istituita dal Governo italiano, ha allestito in Italia un centinaio di  “campi” per i profughi, che poi si insediano in varie Regioni (specie nel Triveneto). Circa 80.000 profughi sono emigrati in altri Paesi ( soprattutto Nord e Sud America).

I CRIMINI DI GUERRA ITALIANI SONO RIMASTI “IMPUNITI”

Nel dopoguerra,i “crimini di guerra” compiuti dai nostri Militari non sono stati valutati in maniera “oggettiva”,per i danni in vite umane che hanno comportato alla popolazione locale, ma sono stati messi a confronto con i crimini compiuti dai nazisti, più gravi.

Si è così alimentata la teoria del fascismo che è stato un “male minore” rispetto al nazismo, ed il mito del “bravo italiano”, che non si è macchiato di crimini,ma anzi ha aiutato la popolazione locale, che è diventato un “luogo comune”, recepito  dalla classe politica e dalla popolazione ( grazie anche alla cinematografia).

La Commissione ONU per i Crimini di Guerra, istituita nel 1943 ha raccolto moltissimi documenti sui “crimini” compiuti dalle nostre truppe in Africa e nei Balcani ,in nome della “superiore civiltà italica” e della nostra “missione civilizzatrice”,che hanno comportato la morte di circa 100.000 Libici,300.000 Etiopi,100.000 Greci e 250.000 Jugoslavi.

Nel 1989, la BBC inglese ha prodotto il Documentario “L’eredità del fascismo”,che in 100 minuti documenta questi “crimini”, con interviste  ad alcuni  importanti storici  italiani ed a testimoni, e spiega la “ragioni” per cui gli autori sono rimasti “impuniti”.

Il Documentario è’ stato acquistato dalla RAI, che però non l’ha mai trasmesso, così come il film “Il leone del deserto”, sulla storia di Omar Mukthar, che ha guidato la ribellione in Libia degli anni 20.

Il nostro Paese deve ancora fare una “seria autocritica” (come ha fatto la Germania),riconoscendo le colpe del fascismo e chiedendo  scusa alle “vittime” dei crimini compiuti sulla base di una politica aggressiva e di una ideologia razzista.

Ci dobbiamo augurare “tutti”, senza alcuna distinzione politica, che il futuro dell’Europa sia un futuro di Pace, confidando nelle nuove generazioni, che però devono essere adeguatamente e oggettivamente informate su quanto è accaduto, per evitare che  si ripetano gli orrori delle Guerre .

                                                                  PER NON DIMENTICARE

 

                                                                                                                             [ Giorgio Giannini ]

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