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GIUSTIZIA E LIBERTA'
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Notizie dalla Federazione e dai Circoli associati

GIUSTIZIA E LIBERTA'
Federazione nazionale dei circoli
e-mail: federgielle@fastwebnet.it
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Il Coordinatore della Federazione dei Circoli Giustizia e Liberta'
Vittorio Cimiotta ci ha comunicato che:

la Federazione ha aderito all'appello di Enzo Biagi per la candidatura di Romano Prodi alle Primarie formalizzandone l'adesione alla sua segreteria.
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INTERVENTO DEL 10 OTTOBRE 2005 A"VEGLIA PER LA DEMOCRAZIA"

Amici,

Vi porto l'adesione e la partecipazione a questa manifestazione della Federazione nazionale dei Circoli Giustizia e Libertà e della F.I. A.P (Federazione italiana associazioni partigiane) che ho l'onore di rappresentare. Il movimento Giustizia e Libertà, come molti di voi sanno, è stato fondato a Parigi nel 1929 ad opera di Carlo Rosselli e di altri esiliati. Dopo l'assassinio di Carlo e Nello Rosselli il movimento si propaga in tutta Italia e confluisce nel 1942, durante la clandestinità, nel Partito d'Azione. Dopo l'Otto Settembre 1943 nascono le formazioni partigiane "Giustizia e Libertà" seconde per numero, non per valore, solamente a quelle comuniste. Il movimento Giustizia e Libertà e successivamente il Partito d'Azione sostenevano l'indissolubilità della giustizia sociale e della libertà, cioè di quei valori rispettivamente di ispirazione dei partiti di tradizione socialista e liberale. Anzi sostenevano che questi valori fossero gli uni eredi degli altri, gli uni il completamento degli altri. Non poteva mancare in questa sintesi l'importante filone cattolico-liberale rappresentato, allora, nel partito d'Azione da Carlo Arturo Jemolo e altri. Oggi la Federazione nazionale Giustizia e Libertà in coerenza con la sua cultura persegue la stessa linea politica, cioè il superamento degli angusti vizi d'origine dei partiti, per aprire, nel rispetto delle varie identità, un orizzonte più vasto, più libero, nella prospettiva di un nuovo umanesimo. La Federazione nazionale Giustizia e Libertà vede nell'Unione rappresentata da Prodi una identità con il proprio progetto. Il metodo che ci tramanda la nostra tradizione è di superare pragmaticamente gli ideologismi. I problemi si affrontano non con gli atti di fede, ma misurandosi con la realtà, cioè con i problemi reali del paese.
" Gli ideologismi dividono, i valori unificano."
Ed ora vengo al motivo di questa riunione. II colpo di mano di questa maggioranza di tornare al sistema elettorale proporzionale è assolutamente improponibile. E' veramente inqualificabile e indecoroso proporre un cambiamento delle regole alla fine della legislatura. In secondo luogo non possiamo dimenticare che il sistema proporzionale ha favorito la partitocrazia e "tangentopoli". E qui voglio tornare al problema morale. Mezzo secolo addietro i nostri maestri Carlo Rosselli, Guido Calogero, Ferruccio Pani, Ernesto Rossi e tanti altri proponevano la priorità di un rinnovamento morale del paese, una rivoluzione etica. Voglio ricordare le parole che Ferruccio Pani, presidente del Consiglio, rivolse il 23 Giugno 1945 agli italiani: " Lasciate che io metta in prima linea il lato morale. Non è questo il momento per insistervi, ma è la premessa di tutto, la premessa di ogni resurrezione. Abbiamo bisogno di una lunga e tenace opera di educazione civile che ci liberi da un triste passato e da antiche eredità, che dia agli italiani il senso della serietà morale". Oggi, nelle condizioni in cui si trova l'Italia sembrano parole provenienti da un altro pianeta. Se viene ignorata la spinta ideale, se la prassi politica ignora le motivazioni etiche, base di ogni progetto di società, lo Stato è alla deriva, lo Stato viene travolto. Dobbiamo liberarci di questo centrodestra incolto e arrogante. Siamo stanchi di assistere increduli a leggi ad personam, alla depenalizzazione del falso in bilancio, ai condoni fiscali ed edilizi e a provvedimenti letali per la democrazia. Siamo stanchi di assistere a scontri tra gli organi istituzionali dello Stato. Giustizia e Libertà e la F.I. A.P. sono presenti non per nostalgie del passato, ma per dare, forti delle proprie radici storiche, il contributo per un'Italia più bella, più pulita, più democratica.

Vittorio Cimiotta
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Convegno "Giustizia e Libertà" del 30 Aprile 2005
- Teatro Sala Umberto di Roma


TAVOLO RELATORI CONVEGNO

Relazione introduttiva
di
Vittorio Cimiotta
coordinatore nazionale della Federazione G.L.

Nel 2004 è stata costituita la Federazione nazionale dei Circoli Giustizia e Libertà presenti in 9 Regioni d'Italia. Com'è noto, sono centri storici di cultura antifascista che si rifanno al Movimento Giustizia e Libertà di Carlo Rosselli e al partito d'Azione. Al Comitato di Presidenza Onoraria della Federazione hanno aderito personalità della cultura e della politica di altissimo livello come ( in ordine alfabetico) Pietro Amendola, Aldo Aniasi, Gaetano Arfè, Giorgio Bocca, Carlo Caracciolo, Giuliano Vassalli e Aldo Visalberghi. Il contributo delle formazioni partigiane Giustizia e Libertà del partito d'Azione nella Resistenza è stato notevole ; seconde per numero, non per valore, solamente al partito comunista. Giustizia e Libertà ed il partito d'Azione sono vivi e attuali anche per l'originale pensiero politico, che ancora suscita occasioni di dibattito e di approfondimento. In un momento storico in cui i partiti di ispirazione socialista e quelli di ispirazione liberale si avversavano, i giellisti e poi gli azionisti, anticipando il futuro, sostenevano l'indissolubilità della giustizia sociale e della libertà e quindi l'armonia tra la concezione socialista e quella liberale; anzi, sostenevano, che l'una fosse erede dell'altra, che l'una fosse il completamento dell'altra.
Tale sintesi è stata chiamata "ircocervo" da Benedetto Croce, ma l'illustre filosofo ebbe torto.
Un altro punto fondamentale che caratterizza la cultura azionista è la presenza costante e intransigente dell'etica nella politica e nella vita civile.
Il problema morale, in Italia, è antico. Secoli di dominazione straniera hanno creato sudditi e non cittadini. Questo aspetto della sudditanza è ancora presente in una larga parte della società italiana: "l'arte di arrangiarsi", il trasformismo, il machiavellismo, il compromesso hanno radici profonde.
In un paese dove la furbizia, il successo comunque ottenuto, sono considerate virtù è molto difficile parlare di etica, la parola stessa è considerata quasi una colpa. E' un ribaltamento dei valori !
Nel campo letterario la denunzia di questa tara italica emerge fin dal 1300, ecco cosa ha scritto Dante nel VI canto del Purgatorio:
"Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave senza nocchiere in gran tempesta
non donna di provincie ma bordello".
E in tempi più recenti, nel 1818, Giacomo Leopardi cosi deplorava:
" O patria mia, vedo le mura e gli archi
e le colonne e i simulacri e l'erme
torri degli avi nostri,
ma la gloria non vedo".
Siamo gli eredi di questa storia. E' il nostro dannato retaggio! "Autobiografia della nazione" la definì Piero Gobetti.
Voglio ricordare le parole che Ferruccio Parri, presidente del Consiglio, rivolse il 23 Giugno 1945 agli italiani: " Lasciate che io metta in prima linea il lato morale. Non è questo il momento per insistervi, ma è la premessa di tutto, la premessa di ogni resurrezione. Abbiamo bisogno di una lunga e tenace opera di educazione civile che ci liberi da un triste passato e da antiche eredità, che dia agli italiani il senso della serietà morale". Sembrano parole provenienti da un altro pianeta.
Per gli azionisti la morale non è stata solamente teoria, ma prassi, stile di vita, oserei dire una forma religiosa. Lo spirito puritano di questa cultura si è scontrato con un tessuto sociale in cui prevalgono l'indifferenza e il qualunquismo. L'azionismo ha rappresentato e rappresenta per molti la coscienza critica, il rimorso, un senso di colpa per quello che l'Italia poteva essere e non è stata. Per tale motivo perdura l'accanimento contro di esso. Il partito d'Azione seppe esprimere personalità dalla coscienza adamantina che intesero la politica come servizio pubblico. E' doveroso ricordare Ferruccio Parri, Riccardo Lombardi, Emilio Lussu, Ugo La Malfa, Riccardo Bauer, Guido Calogero, Leone Ginsburg, Ernesto Rossi, Piero Calamandrei, Carlo Levi, Pilo Albertelli, Bruno Zevi, Michele Cifarelli e tanti altri.
Purtroppo, il qualunquismo presente nella nostra società, ieri, ha partorito il fascismo e ancora oggi rappresenta un pericolo per la democrazia. In tali condizioni l'Italia è facile preda di qualsiasi avventura.
Siamo governati da una maggioranza parlamentare di centrodestra, priva di senso dello Stato, che premia l'illegalità, che emana leggi "ad personam", leggi che favoriscono il rientro dall'estero dei capitali esportati illegalmente ( aprendo, cosi, le porte al riciclaggio di denaro sporco e agli affari di origine malavitosa ), leggi che depenalizzano il falso in bilancio, leggi che sanano gli abusi edilizi con i condoni, leggi che bloccano i processi ai potenti, leggi che stravolgono la nostra Costituzione. No! Stanno distruggendo questa Costituzione di centomila morti ! Stanno seppellendo questa Costituzione che è un sacrario della democrazia italiana !
Assistiamo increduli a scontri istituzionali tra i vari organi dello stato: quando l'esecutivo attacca in modo violento la magistratura, è operazione devastante; quando l'esecutivo mina l'autonomia della magistratura, è operazione distruttiva; quando l'esecutivo, per interessi privati, distrugge lo Stato di diritto, è operazione sovversiva;. Si ! Sovversiva !
Predomina il regno della illegalità ! Predomina il regno della immoralità !
Se viene ignorata la spinta ideale, se la prassi politica ignora le motivazioni etiche, base di ogni progetto di società, lo Stato è alla deriva, lo Stato viene travolto !
Tuttavia, i brillanti risultati conseguiti con le ultime elezioni regionali consentono un cauto ottimismo per il futuro, infatti, dimostrano che una larga parte dell'elettorato ha preso coscienza del pericolo della gestione del governo di centrodestra. Il fenomeno qualunquista berlusconiano sembra in via di esaurimento.
Dopo la caduta del muro di Berlino e dopo "tangentopoli" i nuovi partiti, emersi dalle ceneri dei vecchi, sembrano soffrire di una profonda crisi di identità. Non è un caso che, oggi, vengano riscoperte la tradizione e la cultura azionista ! Il riemergere dell'interesse per l'etica di quel partito è un effetto della crisi che attraversa il paese. Tale esperienza è tornata ad essere oggetto di riflessione e nel vuoto politico attuale è divenuta un importante punto di riferimento. Abbiamo la convinzione che la fine del partito d'Azione, nel dopoguerra, abbia rappresentato un impoverimento della politica e per tale motivo riteniamo opportuno, non rifondare il partito, ma riprendere i valori che esso proponeva per diffonderli nella politica e nel costume degli italiani.
Si tratta di svegliare le coscienze! Si tratta di una rivoluzione educativa ! Si tratta di una rivoluzione etica !
Il centrosinistra, l'area politica alla quale appartiene la nostra cultura e la nostra tradizione, spesso dimentica la vera battaglia, cioè la battaglia dei valori che danno anima alla politica. E' necessario che questi partiti riprendano gli ideali della giustizia sociale, della libertà, della laicità dello Stato, dell'etica nella politica. E' necessario recuperare i valori della Resistenza. E' questa linfa, che ha nome Resistenza, che alimenta la nostra identità, la nostra radice. Senza memoria storica non c'è futuro. Solamente con la forza di tali origini, con tale identità, possiamo e dobbiamo affrontare i problemi presenti e futuri. Ed è questa una buona ragione per cui è nata la Federazione nazionale dei Circoli Giustizia e Libertà.
Sentiamo la necessità di fare un esame, di dare una risposta a tutti coloro che hanno sacrificato la loro vita per la nostra libertà. Nel profondo della nostra coscienza i nostri martiri ci domandano:
" Cosa avete fatto della democrazia per la quale abbiamo sacrificato la vita ?"
E' una domanda che ci turba profondamente.
Affinché il loro sacrificio non sia stato vano, per non tradirli, dovremo poter rispondere: oggi, siamo qui in nome dei principi e della matrice storica e culturale che ci avete trasmesso; siamo qui per difendere la democrazia che ci avete lasciato; siamo qui per dire con le parole del prof. Paolo Bagnoli: " In fondo ( il nostro) è un messaggio di speranza perché il fuoco della fiamma giellista non arda solo nel passato, ma rischiarando il presente, illumini il nostro futuro". "In fondo, - come ha affermato Norberto Bobbio, - l'azionismo è più vivo che mai".

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Convegno
"E' POSSIBILE LA DEMOCRAZIA SENZA DEMOCRAZIA NEI PARTITI?"
Promosso dalle associazioni
Feder. GIUSTIZIA E LIBERTA'-"ESSERRE"(sinistra romana) -"GIOVANI PER LA COSTITUZIONE"- "L'ALTRAINFORMAZIONE"Bo- "RETI PER LA PACE"
Senato della Repubblica- Via Santa Chiara, 4 - Lunedì, 27 Giugno 2005
Relatori: Augusto Barbera - Domenico Fisichella - Paolo Prodi- Introduce: Pierluigi Sorti
Presiede : Giglia Tedesco
Intervento di Vittorio Cimiotta


Prima di affrontare il tema di questo convegno consentitemi una breve premessa sul ruolo che hanno avuto i partiti nella vita della Repubblica italiana e sulla loro attuale crisi.
Dopo la fine della guerra i partiti che hanno governato il nostro paese hanno iniziato una politica di risanamento e di sviluppo produttivo che ha portato l'Italia, dalle condizioni in cui si trovava di economia agricola, al settimo posto tra le nazioni più industrializzate del mondo. I partiti di sinistra ed i sindacati dall'opposizione hanno svolto la loro parte difendendo prevalentemente gli interessi dei lavoratori.
Pertanto si può affermare che i partiti, nel dopoguerra, pur tra aspre lotte e polemiche, hanno assolto ad un compito importante ed essenziale. C'era una tensione comune: la speranza di un mondo migliore.
Il benessere generale conseguito ha mutato gradualmente la struttura sociale della popolazione e pian piano si sono esaurite talune spinte rivoluzionare. Tuttavia il contrasto frontale tra la D.C. e il partito comunista, condizionato dalla "Guerra fredda", ha impedito per mezzo secolo l'alternanza e il ricambio nella gestione pubblica. Tale stagnazione ha favorito una degenerazione partitocratica che occupando i poteri dello stato ha diffuso una vasta corruzione nella vita pubblica. Le conseguenze sono note: "tangentopoli" ne è stato l'epilogo. Per altro verso, il crollo del "muro di Berlino" ha contribuito ad acuire una crisi di identità nelle formazioni politiche della sinistra.
I partiti si sono sempre più isolati dalla società divenendo oligarchie inamovibili. Nasce, così, la contestazione ai partiti da parte della società civile. I movimenti della società civile, i "girotondi", i "no-global" e tutte le altre associazioni non sono incidenti di percorso, sono, invece, fenomeni sociali, che non possono essere liquidati sbrigativamente come fastidiose interferenze.
La società civile non persegue forme di antipolitica o di rifiuto della politica; essa non mira a sostituirsi ai partiti, ma ha svolto e svolge una importante funzione di stimolo agli stessi partiti per un loro rinnovamento. Invece, è la cattiva politica, il cattivo esempio, il malgoverno, la corruzione, l'incapacità e il protagonismo di molti esponenti che hanno generato e generano l'antipolitica, il qualunquismo di cui soffre attualmente l'Italia.
Quali le cure per uscire da questa situazione ?
Per rinnovare e nobilitare la politica è necessario ritrovare la tensione morale perduta, è necessario intendere la politica come servizio pubblico; in secondo luogo i partiti devono prendere atto che la società è cambiata, sia nella struttura sociologica che nell'aspetto tecnologico.
I problemi del lavoro, oggi, sono condizionati dalla robotizzazione e c'è chi ipotizza fabbriche senza operai (La fine del lavoro- Jeremy Rifkin- Baldini e Castaldi). La concorrenza della Cina e dei paesi orientali con i bassi costi di produzione aggravano la situazione; la loro concorrenza commerciale crea nei paesi occidentali serie difficoltà alla occupazione. Inoltre una forte offensiva liberista non lascia tregua e mette in discussione le conquiste del welfare state.
Sono queste alcune tematiche che la sinistra dovrà affrontare. La tecnologia avanzata e la globalizzazione ha cambiato e cambierà il nostro modo di pensare e di vivere. La "polis" ha raggiunto dimensioni planetarie e non si può adoperare la diligenza con i cavalli in un mondo in cui la velocità ha superato la barriera del suono, non si possono affrontare i problemi di oggi con i vecchi paraocchi ottocenteschi.
Dunque, e lo ripeto, i partiti devono rinnovarsi tenendo conto di questa nuova realtà, per evitare che la nostra società piombi in un nuovo Medio Evo.
Per fortuna sono caduti gli ideologismi del secolo scorso che conformavano le soluzioni dei problemi alle astrazioni dottrinali. Non basta cambiare la denominazione ai partiti se non si cambiano anche i metodi. La cultura azionista, in anticipo sui tempi, proponeva quello che Salvemini chiamava concretismo e che oggi possiamo definire pragmatismo. E' bene precisare che il pragmatismo non è necessariamente privo di valori.
Si tratta di un metodo che cerca le soluzioni dall'esame della realtà, mantenendo una connessione diretta tra la causa e rimedi, priva da ogni influenza idelogica. I problemi reali non si risolvono con atti di fede, con la dottrina. E' un metodo sempre valido in quanto si autorigenera con una ricerca continua.
Le alleanze, nell'ambito dei rispettivi poli, si devono formare sui contenuti e sui relativi programmi e non con la ricerca di fantasiosi spazi di identificazione: più centro, meno sinistra; più sinistra, meno centro. Questo è un falso parametro che spesso denota un vuoto di idee o peggio interessi faziosi o protagonismi, che allontanano i cittadini dalla vera politica.
Le critiche ai partiti da parte dei movimenti della società civile non sono distruttive. Nessuno vuole abolire i partiti; essi sono soggetti previsti dall'art. 49 della Costituzione e che hanno una importante funzione per lo svolgimento della vita democratica. Purtroppo, come abbiamo visto, i partiti, oltre ad una certa inadeguatezza dinanzi ai problemi della società moderna, non sempre rispettano i canoni di democrazia interna alle loro strutture. Anche da questo punto di vista devono rinnovarsi.
A tale proposito uno dei problemi basilari, sia a livello locale che nazionale, riguarda le modalità della presentazione delle candidature. Oggi questo compito è prerogativa dei partiti ed i candidati vengono imposti dalla discrezione delle segreterie.
Quale dovrebbe essere, invece, una corretta metodologia democratica? Esiste un solo modo. Il filosofo Guido Calogero scriveva: " la democrazia è il sistema di contare le teste invece di romperle" ed è questa l'unica strada da seguire.
In un sistema bipolare, come quello vigente, può accadere che un candidato pur avendo il consenso dalla maggioranza interna del suo partito, non lo riscuota, invece, dalla maggioranza degli elettori della più vasta area elettorale alla quale appartiene il suo stesso partito ed allora, per non incorrere in una disfatta è necessario allargare l'area di consenso. La "rete dei cittadini dell'Ulivo" ha elaborato un "Albo degli elettori" quale premessa per le elezioni primarie dei candidati dell'Ulivo.
Con tale procedura i candidati, sulla base dei loro programmi, verrebbero nominati dagli elettori e quindi godrebbero di una autentica legittimazione. Gli ultimi avvenimenti politici segnalano che i partiti di centrosinistra stanno per intraprendere, finalmente, questo percorso. Ciò lascia bene sperare.
Non mancano i primi commenti e sulle primarie già piovono le prime critiche. Occorre tenere presente che le primarie sono solamente uno strumento che sposta il potere decisionale delle candidature dai partiti ai cittadini elettori. Anche la democrazia è uno strumento che comporta rischi.
Vogliamo per questo abolire la democrazia ?
La qualità della democrazia, come delle primarie, dipende solamente dalla partecipazione e dall'uso che ne sapranno fare i cittadini.



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